Alija Rešić: Retrospettiva

Aperto: 17:00 - 21:00, sabato 10:00 - 13:00, chiuso la domenica

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La donna porta il mondo, disse una volta lo scultore accademico Alija Rešić. Osservando in questa mostra retrospettiva le opere di quasi tutte le fasi della sua ricca produzione, si può evincere che Rešić ha dedicato le sue creazioni in grande misura alla donna. Per Alija la donna rappresenta il concetto di sublimità, purezza e perfezione e modella i suoi numerosi nudi con accentuata devozione senza oscurarne la carica erotica. Sebbene l’autore enfatizzi la sensualità, non tratta la donna come un oggetto passeggero di desiderio, ma sottolinea in modo discreto il suo carattere materno e fertile, nonché una forte personalità la cui ratio supera le numerose turbolenze della vita quotidiana. Una simile figura femminile di Alija rimase per dieci anni di fronte all’ingresso del sotterraneo mondo antiquario del famoso bohémien, collezionista, erudito e punto di riferimento polese Boris Nemeš. Dopo la sua prematura scomparsa, l’antiquario fu chiuso e la scultura fu rimossa perché quel luogo divenne l’ingresso principale della Zerostrasse, il sistema di rifugi sotto il Castello costruito dalla monarchia austro-ungarica poco prima della Prima guerra mondiale.

Nell’ambito della sua mostra presso la Galleria civica di Pola, Alija riportò temporaneamente quella stessa scultura nel luogo in cui era stata per anni e divenne uno dei punti salienti visivi della città. Guardandola ora, così come i suoi due nudi femminili collocati temporaneamente tra Porta Ercole e Porta Gemina in via Carrara e che risaltano perfettamente le mura romane, diventiamo consapevoli di quanto Pola necessiti della scultura pubblica. È evidente che è indispensabile iniziare a curare sistematicamente questo importante segmento della cosmesi urbana e, con l’aiuto di eminenti esperti, iniziare ad implementarlo in modo pianificato affinché non si ripeta il collocamento inappropriato di busti di eroi nazionali dietro lo splendido monumento di Radauš in Parco di Tito o eccessi non pianificati come quello accaduto al busto di Lino Mariani dinanzi al Circolo (sistemando le opere di Rešić ha ottenuto una sorta di significato), Matko Laginja in Parco Re Petar Krešimir, Juraj Dobrila nell’omonimo parco, ecc., ecc.

L’uscita delle sculture di Rešić dallo spazio espositivo nel tessuto cittadino ha nobilitato le aree pubbliche e ha fatto capire che è giunto il momento che Pola smetta di essere una città di busti sparsi e che la scultura monumentale deve essere progettata sistematicamente. Alija ha installato in Parco Re Krešimir una grande scultura rotonda (r = 2,5 m): la visione e l’interpretazione dell’autore del virus Covid 19, che ora si intensificherà di nuovo dopo la fine della stagione turistica. A differenza degli atti poetici in Via Carrara, questa scultura dell’autore non è per niente esteticamente accattivante. È di colore nero e, nonostante la sua struttura a rete, è ruvida e grezza. Le aste di metallo nero sono gli elementi strutturali e portanti della grande palla la cui superficie è chiusa da una griglia metallica, circondata da catene grigie e ha un effetto ammonitore, minaccioso e spaventoso. I fiori di crisantemo di plastica nera (fiori che si portano al cimitero) perforano la superficie della sfera sporgendo nell’aria e, oltre ad essere un elemento descrittivo riconoscibile del Coronavirus, sottolineano ironicamente i frequenti esiti finali dell’effetto di questo virus che negli ultimi tre anni ha decisamente cambiato il mondo. Le conseguenze dirette o indirette della pandemia da coronavirus non hanno risparmiato nemmeno lo stesso Alija che ha creato questa scultura con l’intenzione di mettere in guardia la gente comune sulla manipolazione globale che, attraverso le misure epidemiologiche, ha limitato l’individualità e la libertà di scelta sociale aumentando significativamente il controllo del sistema sull’individuo. Oggi l’uomo è stato messo con le spalle al muro e nemmeno Alija, quale scultore silenzioso e schivo, non può rimanere in silenzio e, per la prima volta, si avventura in quella che tendiamo a chiamare arte socialmente impegnata.

La scultura o installazione descritta nasce dall’ultimo ciclo di Rešić, la Trilogia della crescita, un trittico realizzato nel 2021 in cui l’autore usa un linguaggio simbolico per parlare delle tre fasi della vita: infanzia, età adulta e vecchiaia. Tre sculture di forma identica rappresentano il cervello umano, la cui struttura, come metafora della maternità, è personificata dal nudo femminile moltiplicato e intrecciato e le viti e i chiodi che sporgono dal cervello illustrano una particolare età della vita. Quando guardiamo il trittico da un’altra prospettiva, è evidente che allude alla comparsa del Coronavirus, cioè che l’autore usa un processo associativo per parlare della nostra recente e terrificante realtà.

Alija Rešić ha iniziato il suo percorso d’autore con un’ode poetica alla donna che aveva già chiaramente sottolineato nel suo primo ciclo con il significativo nome di Venus. In questa serie, il giovane scultore si sta appena formando come autore e non sorprende che le influenze formative del suo maestro Ivan Sabolić siano ancora visibili, ma anche che stia studiando i grandi del pensiero scultoreo moderno come Henry Moore e Aristide Maillol. Questo suo primo ciclo scultoreo sublima in modo inventivo e coerente le suddette influenze scultoree, ma promuove gradualmente anche un’autentica grafia d’autore che si manifesta nel ritmo inventivo di collocare la massa nello spazio, nonché nel dialogo di un design plastico forte e monumentale con struttura superficiale raffinata e leggera. Le sculture di Rešić hanno una massa voluminosa accentuata racchiusa in forme tese (e, quando necessario, stilizzate), ma nonostante la sua stabilità statica, è evidente che l’autore vuole mettere in movimento questo volume impressionante, sfondare la struttura formale e rilasciare una potente energia che, sebbene trattenuta dalla solidità della forma, ribolle impaziente e irrequieta sotto la tesa membrana scultorea. Nel ciclo successivo chiamato Riva, la forma scultorea di Alija è un po’ più scolpita, leggera ed elegante e si nota una notevole tendenza verso una costruzione razionale dello spazio all’interno del corpo della statua stessa.

Parallelamente alla scultura, Rešić è sempre più impegnato nel disegno e nella pittura, e in queste espressioni è molto più libero che nelle sculture, sebbene la loro vocazione iniziale sia identica. Le composizioni dipinte e disegnate sono state eseguite in modo rapido, quasi abbozzato, ed emanano una forte carica espressionista che indica il grande potenziale artistico dell’autore che vuole realizzare le sue visioni il prima possibile, e sono presenti lievi deviazioni dalla forma predefinita e proporzioni rigorose, che uno scultore di mestiere come Alija non può permettersi quando opera nella sua matrice originale. I disegni e i dipinti fluttuano al limite delle leggi compositive e formali e, insieme alla ricerca sulla forma dell’autore, sfociano in uno specifico manierismo modernista. Nel ciclo Lungomare che nasce all’inizio del duemila, tale manierismo si estende anche alle sculture, che ora sono di formato più piccolo e si discostano non solo con forme più libere, ma anche con una certa stilizzazione geometrica della figura simile a quella dipinta su vasi antichi in stile Dipylon. La forma stessa (insieme alle deviazioni manieristiche che si manifestano più chiaramente nelle piccole teste delle figure) è stata interpretata in modo alquanto minimalista, mentre il movimento è ora fermato nel momento e realizzato in modo immaginario da stilizzazioni e rotazioni volute della forma di base (foglio).

Alija Rešić è uno scultore che non espone troppo spesso, non partecipa attivamente alle strutture artistiche e culturali, non è interessato alle correnti moderne o a altre tendenze. Coerente alla sua poetica spensierata, rilassata e leggermente romantica, si allontana consapevolmente dalla realtà e lascia che il tempo gli scorra accanto. Per anni ha coltivato la sua espressione artistica esclusivamente come mezzo di divertimento, non come un compito programmato o un obbligo di corporazione, e non è mai stato veramente interessato alla promozione del proprio lavoro perché crea solo quando lo vuole davvero. Allo stesso tempo è homo ludens e homo faber perché per lui una cosa vale se è fatta con mani umane e con gioia, proprio come afferma: l’arte fa parte della vita e la vita è arte.

Mladen Lučić


ALIJA REŠIĆ è nato nel 1952 a Prijedor, in Bosnia ed Erzegovina. Si iscrive alla Scuola di arti applicate nel 1970 a Sarajevo nella classe del prof. Alija Kučukalić, ma già l’anno seguente si reca a Zagabria dove si iscrive al Dipartimento di scultura presso la Scuola di arti applicate sotto la guida del prof. Ante Despot e il prof. Belizar Bahorić.

Continua il suo percorso formativo presso l’Accademia di Belle Arti di Zagabria nel 1975 e frequenta il corso di disegno del prof. Ivan Lovrenčić, il corso di pittura del prof. Ivo Šebalj e il corso di scultura del prof. Stipe Sikirica. Dopo due anni si trasferisce nella classe di scultura del prof. Ivan Sabolić dove si laurea nel 1980, anno in cui diventa collaboratore d’Officina del prof. Antun Augustinčić sotto la guida di Ivan Sabolić.

Ottiene lo status di artista professionista indipendente presso l’Associazione croata degli artisti indipendenti nel 1981, mentre dal 1999 diventa membro della Società croata degli artisti figurativi dell’Istria. Ha tenuto una ventina di mostre personali e partecipato a diverse mostre collettive nel paese e all’estero, ottenendo numerosi premi. Vive e lavora a Cherbochi vicino a Barbana, Istria.

Informazioni sull'evento:

Mostra

Luogo:

  • Gradska galerija Pula - Galleria civica di Pola / Pula-Pola

Data:

  • 09.09. - 15.10.22

Contatto:

  • Gradska galerija Pula - Galleria civica di Pola
  • Kandlerova 8

Sito web:

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